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L’IO CHE DIVENTA NOI – L’EQUILIBRIO NELLE RELAZIONI


L’IO CHE DIVENTA NOI – L’EQUILIBRIO NELLE RELAZIONI

Ciao a tutti! Come state? Il transito del Sole in Bilancia (il segno dei rapporti interpersonali) e la potentissima Luna Piena di ieri notte mi hanno fatto ripensare ad un grande film che ho rivisto di recente. Si tratta de “La migliore offerta” di Giuseppe Tornatore, un film che mi ha ispirato molte riflessioni astrologiche che vorrei condividere con voi. Svelerò inevitabilmente il finale del film per cui a chi ancora non lo avesse visto consiglio di non andare avanti nella lettura del post 🙂

Per chi invece lo avesse visto tempo fa e avesse bisogno di un piccolo ripassino, il protagonista del film è Virgil Goldman, sobrio e rigoroso battitore d’asta interpretato da un incredibile Geoffrey Rush. Grande amante e collezionista d’arte, Virgil è il numero uno nel proprio lavoro, ma ha senz’altro meno dimestichezza con i rapporti umani. Vive da solo, pranza e cena da solo in ristoranti di lusso, porta sempre i guanti che non toglie neppure le rare volte che si vede costretto a stringere la mano a qualcuno. Non ha mai avuto una relazione. Di donne, Virgil ne ha moltissime, sono ritratte dai dipinti di inestimabile valore che ha accumulato nel corso della propria carriera e che tiene in una sorta di bunker nascosto in casa. Donne silenziose, bidimensionali benché artisticamente perfette.

Questo è il “mondo ordinario” di Virgil, destinato a essere scosso dalla telefonata di una sconosciuta. Si tratta di Claire, una ragazza che gli propone di curare l’inventario e la vendita dei beni contenuti in una villa ereditata dai genitori recentemente scomparsi. Virgil accetta l’incarico e scopre che Claire vive confinata nella villa da 15 anni perché affetta da una grave forma di agorafobia. L’incontro rappresenta per lui una vera e propria “chiamata all’avventura”: si trova di fronte ad una persona affetta da una forma d’incomunicabilità ancor peggiore della sua.

E di fronte ad una simile “schermatura”, pezzo dopo pezzo, Virgil inizia a liberarsi della propria armatura. Smette di tingersi i capelli, di portare i guanti in ogni occasione per il timore di toccare la gente. Inizia a non essere concentrato unicamente nel suo lavoro, e poco a poco è costretto a riconoscere il proprio inedito, prorompente e disarmante sentimento per Claire. Che nasce come una pura curiosità, per trasformarsi in interesse che prorompe in un innamoramento totalizzante.

Fin qui, il film ricorda molto l’indimenticabile “Qualcosa è cambiato”. Con un colpo di scena travolgente quanto amaro: la villa, la vendita dei beni, l’agorafobia della ragazza, la sua apertura al mondo di Virgil fanno parte di una messinscena architettata perfettamente da Claire insieme ad altri personaggi del film che costellano la vita di Virgil e che – pur non avendo alcun apparente legame l’uno con l’altro – sono invece legati dal filo invisibile di un geniale complotto ai suoi danni. Lo scopo, naturalmente, è di mettere le mani sulla sua straordinaria collezione di dipinti.

A parte una trama davvero ricca di colpi di scena, ecco la riflessione astrologica che il film ha suscitato dentro di me. Il tema delle relazioni interpersonali è uno dei temi più importanti e “delicati” nella vita di una persona, e si trova rappresentato in linguaggio astrologico dall’opposizione tra la Prima e la Settima casa. In Prima casa c’è l’individuo e l’affermazione della personalità individuale. La Prima casa è totalmente ego-rivolta e “lavora” unicamente per consentire a ciascuno di noi di affermare le proprie iniziative di vita. La Prima casa è una casa “marziale” (risuona cioè la natura arietina di Marte): dice “Io sono”, “Io faccio”, “Io voglio”, e spazza via tutto ciò che le intralcia la via. La Settima casa le è opposta, e ha l’opposta qualità di Venere. E’ la casa del compromesso e della relazione. E’ armonica, accomodante. Cerca di aggiustare, contemperare, mediare. Mira ad accogliere l’altro, gli apre la porta, lo invita in casa.

La capacità di stabilire una relazione “sana” nasce da un’interazione equilibrata tra queste due opposte Case. Chi è troppo sbilanciato sulla Prima casa, non vede altro che le ragioni del proprio interesse individuale e fatica a entrare in relazione con l’altro. Chi è troppo sbilanciato sulla Settima casa dipende dalle relazioni. Si attribuisce un valore in base ai rapporti interpersonali che riesce a costruire. Si apprezza o si deprezza in base alle persone che entrano o escono dalla sfera delle relazioni, soprattutto la relazione di coppia. Abbandona le proprie iniziative nel momento in cui un partner entra nella sua vita.

Sono evidentemente due eccessi, mentre in chi ha una capacità di relazione “sana” i due estremi dialogano con una certa elasticità. La voglia di affermare noi stessi convive con un sano desiderio di accostare la nostra vita a quella dell’Altro, senza per questo rinunciare alla nostra individualità. Virgil ha una Prima casa talmente forte e chiusa da diventare un bunker. All’inizio del film rifiuta la Settima casa (che lo atterrisce) al punto di sublimarne il naturale bisogno con una galleria di figurine bidimensionali.

Peccato che quando siamo totalmente concentrati su un’estremità di un asse che dovrebbe stare in equilibrio, il rischio di essere catapultati sull’altro estremo è fortissimo. Basta pensare ai vasi comunicanti. Se un bicchiere è totalmente pieno e l’altro è totalmente vuoto, non appena si apre una “falla” che li mette in comunicazione, l’acqua fluisce dall’uno all’altro per rendere omogenei i livelli. E se tra i due vasi lo squilibrio è molto marcato, il flusso che tende a riequilibrarli può assumere dimensioni prorompenti come l’onda di uno tsunami. Ed è ciò che accade a Virgil. Quando Claire apre la “falla” tra la Prima e la Settima casa, è un’onda anomala quella che svuota la Prima casa, portandolo a trascurare anche il lavoro (che prima era la sua ragione di vita), a dismettere i guanti e ad abbassare i livelli di sicurezza dei suoi quadri di inestimabile valore. Uno tsunami che inonda la Settima casa, facendo sì che Claire in breve tempo diventi il centro dei suoi pensieri, la sua nuova ragione di vita.

Tutto questo lo trasforma in un uomo migliore, proprio come Melvil di “Qualcosa è cambiato”. Ma la falla che si apre nella Prima casa è talmente grande da esporre Virgil al più terribile saccheggio: il furto del tuo tesoro artistico. Un’onda che spazza via la sua collezione di donne bidimensionali per sostituirle con una creatura in carne ed ossa.

Chi ha una Prima casa più elastica e aperta, è anche più capace di mediare in modo equilibrato tra “sé” e “l’altro”. E’ in grado di integrare l’amore per l’altro e l’amor proprio senza sacrificare nessuno di questi due poli opposti. Sa dire i giusti “si” e i giusti “no”, aggiustando il tiro se e quando l’altro si rivela pericoloso o immeritevole di fiducia. Al contrario, chi ha una Prima casa protetta da un’armatura rigida, s’illude di non lasciar oltrepassare niente e nessuno ma, come tutte le strutture rigide, rischia di andare in frantumi al primo urto. Vive nel timore che “l’altro” sia un invasore, ma questa paura spesso nasconde una grande solitudine ed un bisogno inespresso di vicinanza che, proprio come nel caso di Virgil, può portare all’eccesso opposto, ad abbassare il ponte levatoio tutto d’un tratto.

Guardando il film, viene spontaneo chiederci come viviamo questa dinamica tra individualità e relazione. Una dinamica che nello zodiaco è rappresentata da un’opposizione perché individualità e relazione stanno agli estremi opposti di un asse. Come i seggiolini di un’altalena, se sale l’uno, scende l’altro. Se l’individualità sta al 100% (diventando individualismo), la relazione scende allo 0%. E viceversa. Per ognuno di noi, di fronte all’altro che ci si offre, lo scopo è trovare il giusto equilibrio tra i seggiolini dell’altalena. Tra una Prima casa arroccata, o una Settima troppo pronta a spalancare la porta. E in questo senso, parafrasando il titolo del film, di fronte alla “migliore offerta”, il nostro vero compito è trovare la giusta distanza.

Credo che una delle principali “funzioni” del transito del Sole in Bilancia sia proprio quello di spingerci a riflettere su questi temi. Su quale lato dell’altalena siamo solitamente seduti? Di fronte ad un nuovo incontro, abbassiamo subito la guardia? Siamo pronti a mettere da parte alcune esigenze personali pur di fare spazio all’altro? O al contrario, mettiamo paletti (talvolta troppo rigidi)? Diamo più di quanto chiediamo in cambio oppure stiamo molto attenti a mantenere un’equità? Che rapporto abbiamo con la fiducia? La concediamo con il contagocce, o al contrario certe volte chiudiamo gli occhi davanti all’evidenza? Come per ogni opposizione (e come insegna la Bilancia) la “verità” sta nel mezzo. Sta nel giusto contemperamento degli opposti ciascuno dei quali, di per sé, è necessario ma non sufficiente. Provate a pensarci: in questo periodo questi temi potrebbero essere più presenti. Queste domande potrebbero affiorare nel cielo di dentro, in cerca di una risposta più convincente.

Mi piace molto lasciarmi ispirare dai film (specialmente quando sono belli come questo) e dal significato più sottile dei transiti. Credo che ne venga fuori un’astrologia leggermente diversa dal solito, meno previsionale forse, ma se può aiutarvi a trovare nuovi spunti di riflessione personale io sono già molto molto soddisfatto. E poi, per tutto il resto c’è l’oroscopo! 🙂

Un abbraccio a tutti!
Con amore,
xxx
S*

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