LO ZODIACO DELLE PRINCIPESSE: ARIEL (PESCI)

Il “Cerchio delle Principesse” si conclude qui con l’ultima delle nostre eroine (Ariel, la Sirenetta) che non potevo non dedicare al segno dei Pesci. Perché l’Acqua (l’elemento delle emozioni) è un habitat nel quale nessun altro segno riuscirebbe a sopravvivere e nel quale i Pesci, invece, sono assolutamente a casa loro. Al contrario, in un ambiente “arido”, che non dà spazio al sogno e all’immaginazione, si sentirebbero soffocare. Come “pesci fuor d’acqua”, è proprio il caso di dire. E le similitudini non finiscono qui: per capire fino in fondo come “funzionano” i Pesci astrologici, bisogna guardare al comportamento dei “pesci” veri e propri.

Nuotano in banchi perfettamente sincronizzati, quasi seguissero le indicazioni di un coreografo invisibile, rinunciando alla tentazione di andarsene ognuno per conto proprio in nome di un equilibrio di gruppo. Anzi, alle volte sembra di assistere al movimento delicato ed elegante di un unico organismo, quasi a rievocare il concetto di rinuncia all’ego e di appartenenza a una dimensione più alta espresso dal segno dei Pesci. Hanno un’epidermide sottile, fragile, che se da un lato li rende poco “schermati” (talvolta vedono e sentono più di quanto vorrebbero), dall’altra li avvicina di più alle “alte sfere” della spiritualità. Sono empatici, entrano in una comunione profonda con le emozioni di chi li circonda, spesso colgono perfettamente gli stati d’animo di chi hanno accanto, fino a diventare vere e proprie “spugne” emotive. Hanno intuito e sesto senso: è molto frequente che la loro prima impressione sulle persone si riveli esatta, soprattutto rispetto alla loro armonia interiore, e sanno capire immediatamente chi può nuocergli.

Andiamo ancora più in profondità. I Pesci comprendono che l’ostinata individualità e l’egoismo che guida le scelte di vita di molti sono un’illusione di questo piano “terreno” di realtà: sulla terra (almeno in apparenza) ognun per sé. Su un piano più alto, invece, siamo tutti probabilmente riflessi di una stessa luce. I Pesci sono quelli che “portano” sulla terra questa memoria ancestrale, e che quindi si sentono più di chiunque altro parte di uno stesso Uno. Rispondono spontaneamente del dolore o della gioia “collettivi” ma difficilmente riescono a chiudere la porta della propria casa lasciando tutto il resto fuori. È questo il senso del banco di pesci che si muove in perfetta sincronia: è la “smaterializzazione” dei confini dell’Ego, se una cosa accade a te, in una certa misura sta accadendo anche a me. Si chiama compassione, ed è un altro dei valori dei Pesci.

I Pesci sono l’ultimo segno dello Zodiaco, quelle che raccoglie il testimone delle esperienze e dei punti di vista dei segni precedenti, e aggiunge l’ultimi tassello: il rapporto con la spiritualità. Dall’iniziativa dell’Ariete alla concretezza del Toro; dalla curiosità verso il mondo circostante (Gemelli) alla ricerca di un rifugio per sé e per la propria «cucciolata» (Cancro); dall’espressione della creatività (Leone) al dominio della logica (Vergine); dall’armonia delle relazioni (Bilancia) alla profondità della condivisione (Scorpione); dal desiderio di scoprire l’ignoto (Sagittario) all’esigenza di trasformare l’ispirazione in progetto (Capricorno); dal senso di appartenenza alla sfera collettiva (Acquario) a una vera rinuncia all’individualità, che consente all’individuo di dissolversi e rinascere a un livello esistenziale più alto (Pesci). In qualche modo, l’Archetipo dei Pesci esprime il rapporto con il divino e quell’anelito dell’uomo a mantenere e recuperare un legame con la “Casa del Padre”. 

Per carità, come ripeto spessissimo, ogni essere umano è un mix irripetibile di tantissimi elementi astrologici, e nessuno si identifica fino in fondo solo con il proprio segno zodiacale. Questo vale soprattutto nel caso dei Pesci, proprio perché esprimendo il concetto del “divino”, se una persona riuscisse a viverlo ed interpretarlo con pienezza assoluta, probabilmente non apparterrebbe a questo piano di realtà e vivrebbe un’esperienza esistenziale superiore. Però certamente è importante comprendere che l’archetipo dei Pesci rappresenta la capacità di (intra)vedere il divino nel tessuto della realtà materiale nella quale viviamo. Ecco perché i Pesci sono forse il segno meno terreno e più spiritualmente astratto di tutti: hanno l’ingrato e prezioso compito di ricordare all’uomo che viene da “altrove”, che partecipa di una natura e di un’anima più elevate. E nel farlo, ogni tanto scordano o prendono sottogamba gli aspetti più concreti della realtà. 

Ma lassù, cosa mai ci sarà?

Imparerei tutto, già lo so

Vorrei provar anche a ballare

E camminar su quei come si chiamano?

Ah, piedi

(“Come vorrei”, canzone da “La Sirenetta”)

Buon Natale e buon 2024, Pesci!
Con amore,
xxx
S*



 
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