Astro-Curiosità

LA VERITA’ SUL “TREDICESIMO SEGNO” DELLO ZODIACO!


LA VERITA’ SUL “TREDICESIMO SEGNO” DELLO ZODIACO!

Ciao a tutti! Come state? In questo periodo impazzano articoli assolutamente fantasiosi sulla “annosa” questione dell’Ofiuco, la 13a costellazione della fascia zodiacale che darebbe vita ad un 13° segno zodiacale, nel quale ricadrebbero i nati tra dal 29 novembre al 17 dicembre, e che farebbe “slittare” tutti i restanti 12 segni, per cui molti si troverebbero catapultati nel segno successivo. Io, per esempio, diventerei un Capricorno. Altri articoli invece agganciandosi alla questione (parzialmente diversa) della precessioni degli equinozi giungono alla stessa conclusione (e ti pareva…!) che l’Astrologia sia priva di fondamento, perché i segni così come li abbiamo sempre conosciuti sarebbe stravolti da questa rivoluzione delle costellazioni.

Naturalmente vi vorrei tranquillizzare su questo punto,  perché né l’Ofiuco né la precessione degli equinozi influenzano la struttura della ruota zodiacale così come la conosciamo, né alterano in alcun modo l’appartenenza all’uno o all’altro segno. In altre parole, i segni non cambiano! Vediamo perché.

Quando l’uomo ha iniziato a studiare l’astrologia nella notte dei tempi, si è reso conto che alcuni corpi celesti erano “in movimento” (e li ha chiamati “pianeti”, che significa “mobili”) mentre altri punti luminosi erano “fermi”. Notte dopo notte, mese dopo mese, cioè, i pianeti cambiavano posizione mentre le stelle fisse restavano “ferme”. Per questa ragione, l’uomo ha iniziato ad utilizzare le Stelle – raggruppate in schemi, poi chiamati “costellazioni” – come sistema di riferimento per misurare il movimento dei pianeti. Esattamente come facciamo noi uomini “moderni” con i “trattini” di un orologio: li utilizziamo come unità di riferimento “fissa” per misurare il movimento delle lancette, che invece si muovono. Se noi utilizzassimo un orologio con un quadrante rotondo, vuoto e privo di punti di riferimento, probabilmente non riusciremmo a “leggere” il significato che le lancette indicano.

Utilizzando le costellazioni, l’uomo ha iniziato a misurare il tempo. Si è reso conto innanzitutto che la Luna cambia forma, e che tra una Luna Piena e l’altra passavano poco meno di 30 giorni. Quella era una unità di misura importante, e la chiamò proprio “Luna”: una luna, due lune, tre lune, e così via. Al punto che nelle lingue del nord “mese” (“month” in inglese, “monat” in tedesco, “maand” in olandese) derivano proprio da “luna” (“Moon”, “Mond”, “Maan”). Ma l’uomo dell’antichità era molto “attento”, e si rese conto che da una “luna” all’altra, le costellazioni del cielo notturno cambiavano. E si rese anche conto che alla Prima Luna dopo l’equinozio di primavera, faceva pensare ad un nuovo inizio, in cui luce e calore iniziano a crescere e rompono la stasi “fredda” dell’inverno.

Ha così elaborato un “Primo mese” dove le variabili naturali e meteorologiche sono incostanti e mutevoli, ma che richiama indubbiamente l’idea di un big bang che rimette in moto un ciclo che in inverno sembrava dormiente e sospeso. Per “registrare” sul quadrante dell’orologio celeste questo Primo mese ha individuato le stelle che facevano da sfondo a questa fase e si è detto “lo chiamerò Ariete, animale attivo, energico, irrefrenabile e un po’ irrequieto”. O anche “si, a guardarlo bene sembra proprio un Ariete”. Il mese successivo, mese di aratura e di preparazione della terra ad accogliere il seme, mese in cui i parametri climatici e meteorologici entrano a regime e le temperature di stabilizzano, lo ha chiamato Toro, perché probabilmente il toro è un animale che esprime lentezza, saggezza e continuità mentre l’ariete esprime un tono più scattante e irrequieto. Alla stessa maniera, ha “registrato” la posizione delle stelle che facevano da sfondo a questa seconda fase e ha detto “sembra proprio l’immagine di un Toro, lo chiamerò così”.

E così via, mese dopo mese, ciascuna tappa dell’anno (e conseguentemente ciascun segno zodiacale) vengono associata ad una costellazione, ma le loro caratteristiche dipendono dalle qualità stagionali, climatiche, meteorologiche e naturali. E queste caratteristiche dipendono a loro volta dalla “posizione” rispetto all’Equinozio di primavera. In modo meno poetico, quindi, potremmo chiamare l’Ariete “Primo segno” (dopo l’equinozio di primavera), il Toro “Secondo segno”, e così via, e le loro caratteristiche resterebbero invariate. E i segni restano 12 perché 12 sono le lunazioni “intere” contenute in un anno. Dopo 12 lunazioni (vale a dire: 12 mesi), il ciclo torna su se stesso.

Per questo i segni restano uguali anche se le costellazioni slittano a causa della precessione degli equinozi, o se vogliamo individuare una 13ma costellazione nella fascia zodiacale. Se voi inseriste un tredicesimo trattino nel quadrante dell’orologio, ciò basterebbe ad alterare la natura del tempo? La giornate diventerebbe forse di tredici ore? Ovviamente no. E con i segni zodiacali è lo stesso: quando guardiamo i 10 pianeti che costruiscono l’astrologia, non guardiamo altro che un meraviglioso e complesso strumento di misurazione del tempo. Un orologio, molto più complesso del tradizionale orologio con le lancette. Un orologio che non è in grado di misurare solo la “quantità” ma anche (e soprattutto) la qualità del Tempo.

Spero di essere stato chiaro, e di avervi tranquillizzato sul fatto che ognuno di noi – Ofiuco o non Ofiuco, precessione o non precessione – resta esattamente del proprio segno zodiacale! La precessione degli equinozi, poi, è molto importante per un’altra questione: quella delle Ere, visto che stiamo assistendo alla fine dell’Era dei Pesci e all’inizio di quella dell’Acquario (perché le Ere procedono a ritroso). Ma come diceva Micheal Ende, questa è un’altra storia e andrà raccontata in un altro momento!

Un abbraccio a tutti!
A dopo! 😉
xxx
S*

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