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Hai un’idea chiara degli obiettivi che vuoi raggiungere sul lavoro, ma davanti hai un muro. O forse una persona (un capo/collega/collaboratore) che quel muro lo costruisce con le parole, le gerarchie, i silenzi. E ti chiedi se vale la pena insistere, o se è il momento di cercare una porta per oltrepassarlo. Questa settimana ti muovi su un crinale sottile tra visione e realizzazione. Da una parte senti che è il momento di fare un passo avanti, di farti notare, di mettere in campo il tuo talento senza più filtri. Dall’altra ti scontri con meccanismi stanchi, regole che non ti rappresentano, compromessi che iniziano a pesare. E non ti va più di fingere che vada tutto bene: se una collaborazione ti svuota, lo capisci subito; se una nuova proposta ti accende, non riesci a far finta di niente.

Ma qui entra in gioco la parte più importante: il coraggio di prendere posizione. Dire «questa è la mia idea!». In altri casi… «questo ruolo non fa più per me», oppure «sto cercando qualcosa di diverso e non mi vergogno a dirlo». Qualcuno dovrà discutere con un capo, ridefinire tempi e modalità di un progetto, far valere un’intuizione in un ambiente standardizzato. Le giornate di riferimento sono quelle di inizio settimana, non solo per farsi valere, ma anche per ricevere una chiamata, un invito, una proposta che cambia le coordinate professionali: all’inizio destabilizza, ma è il segnale che il futuro non ti aspetta più. E sei tu, ora, a doverti muovere. (continua)