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Il mio limite negli ultimi anni è stato il senso del mio valore. Faccio spesso fatica a chiedere il giusto, a parlare di soldi, a insistere per essere pagato. Se mi sento sottostimato (in termini economici o di ruolo), rischio di andare in crisi ma mi riesce molto difficile battere il pugno sul tavolo e pretendere ciò che mi spetta. Potremmo andare avanti all’infinito, e anche qui il vero limite (sottostante) è l’autostima, il senso del valore personale: spesso lo chiedo agli altri, ma sono il primo a non riconoscermelo. Questo mi porta talvolta ad accettare dinamiche di costrizione, di limitazione come se non potessi farne a meno, come se non potessi ambire a niente di meglio, mentre in realtà non è così. Un discorso che talvolta si infiltra anche in alcune scelte di cuore o nella difficoltà di mettere un punto a storie che non hanno più niente da offrire.