Il Cielo del Momento

Cancro

BUON COMPLEANNO CANCRO!


È il primo segno d’Acqua, elemento che richiama immediatamente il regno lunare delle emozioni, dei sentimenti e dell’immaginazione. Appartiene alla categoria dei segni cardinali insieme all’Ariete, alla Bilancia e al Capricorno, segni portati all’iniziativa e all’azione. Vive però la «cardinalità» in modo tutto suo: apparentemente timido e defilato, se qualcuno mette a repentaglio l’incolumità della sua famiglia o dei suoi cari, «scatta» immediatamente ed è capace di atti di grande forza e coraggio. È l’istinto della protezione, quello che trasforma una gatta mansueta in una furia se provate a toccarle i cuccioli. Se ne sta per i fatti suoi e non attacca briga, ma ha reazioni emotive energiche e pronte.

Ancora, il Cancro protegge gelosamente l’intimità e la sicurezza della propria casa, è molto selettivo su chi, quando e come farvi entrare. Ha cura e rispetto delle proprie radici e delle tradizioni. È il segno dello spirito materno, del sostegno emotivo, del genitore che «consola».

Ma andiamo ancora più in profondità. Il Cancro corrisponde alla nostra «incarnazione». Mi spiego meglio: i primi tre archetipi corrispondono al nostro essere in potenza. Siamo una scintilla d’esistenza individuale (Ariete) che si forma in un certo corpo, con certi valori e certi talenti (Toro) e interagisce con l’ambiente circostante tramite una propria intelligenza (Gemelli). Fin qui siamo puro spirito, che con il Cancro «atterra» (si «incarna») in una certa famiglia, assume un nome, un cognome, una lingua e una nazionalità. Entra a far parte di una catena genealogica, frutto di tutte le generazioni che si sono succedute prima della nascita. Questa è l’incarnazione che cristallizza una potenzialità in atto e la trasforma in «persona».

L’Acqua del Cancro è quella del brodo primordiale da cui tutti proveniamo, e contemporaneamente l’acqua del sacco amniotico che ci ha custodito finché non siamo stati in grado di respirare autonomamente. Ecco perché il Cancro è il segno della maternità, della protezione e del nutrimento; o perché indica la Patria, la tradizione, le discendenze, le radici. Può essere contemporaneamente tana che protegge o che ingabbia. Ognuno di noi è un aquilone progettato per volare più in alto possibile. L’archetipo del Cancro è il filo che ci tiene legati a terra e ci impedisce di volare via perdendoci nello spazio siderale. O può essere un filo troppo corto che frena una crescita matura e indipendente. La giusta lunghezza di quel filo è uno dei più difficili equilibri da trovare nella vita, sia con i propri genitori sia con i propri figli.

È l’archetipo dell’Angelo custode, che incarna la forma più potente e istintiva di amore, quello verso i figli, prima di tutto, e verso ogni altra opera di espressione della creatività personale. Proteggerli, alimentarli, nutrirli, ma anche saperli lasciar andare quando sono pienamente formati e in grado di volare con le proprie ali. È la capacità di sentire e comprendere emotivamente i bisogni – nostri e degli altri – e di prendercene cura. La capacità di creare attorno a noi e ai nostri cari un ambiente sicuro e protetto. In una parola, lo spirito materno che è dentro ognuno di noi.

C’è anche un’altra parola che riflette fedelmente l’Archetipo del Cancro: l’appartenenza. Far parte di “gruppo”, condividere una “radice”, appartenere ad una stessa famiglia sono tutte espressioni di questo stesso simbolo. E non mi sembra un caso che sia lo scorso anno che in questo 2017 nel momento esatto in cui il Sole è giunto in Cancro si sia iniziato a parlare di “Brexit”: l’Inghilterra si “stacca”, perché a torto o a ragione non si sente realmente integrata in una realtà alla quale “non appartiene”. E’ forse per lo stesso motivo che in questo periodo ci siano spesso i “Family Day”: dall’una o dall’altra parte della “barricata”, in termini progressisti o conservatori, si discute di quali siano i “giusti” modelli di integrazione e appartenenza affettiva.

Per questo motivo, i prossimi 30 giorni saranno (per ognuno di noi nel proprio “piccolo”), un momento di riflessione sulla “famiglia” nel senso più largo del termine: quali sono le realtà cui sentiamo di appartenere realmente, e quali invece quelle alle quali non sentiamo più di somigliare? Cosa possiamo fare per sostenere ed alimentare le realtà con le quali ci sentiamo davvero “integrati”, o per uscire da quelle dalle quali ormai ci sentiamo “dis-integrati”? E naturalmente se ci sono dei rapporti familiari o affettivi che hanno bisogno di maggiore cura, o di un confronto, o di un atto di pace, ne sentiamo più forte il richiamo.

Mi sembra di aver tracciato tutti i temi principali! Non mi resta che augurarvi Buon mese del Cancro! 

Con amore,
xxx
S*

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