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CHIRONE, CHI E’ COSTUI?


Illuminante da questo punto di vista è anche la storia del Chirone “mitologico”. Anche lui, come tanti altri personaggi dell’Olimpo, nasce da un amore proibito tra il titano Crono (che poi sarebbe Saturno) e la ninfa mortale Filira. Crono si invaghisce di lei e tenta di conquistarla. Lei, per sfuggirgli si trasforma in una giumenta. Lui per tutta risposta si trasforma in uno stallone e finalmente riesce a possederla. Dalla loro unione nasce un centauro – Chirone, appunto – con un torso umano su un corpo equino. Filira ne resta sconvolta, al punto da chiedere agli dèi di sollevarla dai suoi obblighi di genitrice e di trasformarla in un tiglio (albero dalle grandi proprietà curative: torna il tema della guarigione). 

Il povero Chirone viene quindi abbandonato (ed ecco il tema della “ferita” nella sua prima manifestazione simbolica), ma questa per certi versi si rivela proprio la sua fortuna. Perché anziché essere allevato come gli altri centauri (ignoranti e dediti alla violenza) entra nelle grazie di Apollo, che lo prende con sé e si occupa della sua formazione. E così, un po’ per la proprie indole e un po’ per l’educazione ricevuta da Apollo, Chirone sviluppa bontà d’animo, sensibilità, saggezza ed una grande conoscenza delle scienze. Prima di tutto, di quella medica. Tant’è che in breve tempo diventa molto richiesto come mentore tra i rampolli dell’Olimpo “bene”, ai quali insegna l’equitazione, il tiro con l’arco e le arti della guerra (l’espressione migliore della sua metà “equina”) ma anche l’etica, la musica, la religione e le scienze naturali (provenienti invece dalla sua parte “umana”).

E anche qui il mito parla chiaro: Chirone è un simbolo così luminoso per due ragioni. Primo: perché è l’espressione di un equilibrio sano tra la parte più viscerale e, passatemi il termine, “feroce” di ognuno di noi. E’ il lato “animale” (la metà equina) a servizio di quello mentale e spirituale. Spesso tendiamo ad identificarci in uno due due respingendo l’altro, senza renderci conto che la condizione che viviamo in questo piano di realtà le include entrambe. Secondo: perché Chirone mette a disposizione degli altri quella che è stata la sua vita di salvezza e di illuminazione. Nel racconto del mito, essere accolto ed educato da Apollo. Ma, fuori dalla metafora, l’aver incontrato un mentore saggio che ha saputo comprendere e valorizzare la sua diversità. Chirone prende questo testimone e, a sua volta, si trasforma da discepolo in mentore. 

Tra i rampolli affidati alle sue cure figurano personaggi illustri. Achille, Enea, Peleo, Teseo, Dioniso, e persino Ercole, con il quale mantiene un rapporto di grande amicizia anche dopo aver completato la sua formazione. Ed è proprio Ercole il protagonista di uno degli episodi più significativi della vita di Chirone. I due si recano insieme ad una festa nuziale, ma il banchetto viene disturbato da alcuni centauri rozzi e violenti. Ercole li respinge con delle frecce bagnate nel veleno dell’Idra che hanno il potere di uccidere solo i mortali. Ma Chirone viene ferito inavvertitamente da una freccia, e qui entra in gioco la sua natura “a cavallo” tra mortalità ed immortalità. Essendo figlio di un dio (Crono) non può morire…

…ma avendo una parte mortale la sua ferita non può guarire. La sua sofferenza lo rende più sensibile alle sofferenze degli altri. Lo rende quel simbolo così potente di cui oggi si parla: il “guaritore ferito”. E’ un concetto di straordinaria importanza, un vero e proprio pilastro, perché nessuna guarigione spirituale può arrivare da chi non ha sperimentato, prima ancora, quella stessa ferita. Nessuno può aspirare all’elevazione della luce se non ha prima conosciuto le profondità più buie. Perché la cantina non va chiusa a chiave, ma illuminata, ordinata ed inventariata. Solo così diventa parte integrante della casa, anziché essere un sottosuolo pieno di incognite che fanno paura. Sto calcando su questo concetto (che emerge così chiaramente dal mito di Chirone) perché poi tornerà utile anche il significato del suo insegnamento astrologico.

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