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IL TRANSITO DI CHIRONE IN ARIETE: CURARE LA FERITA DELL’IDENTITÀ


Ciao a tutti! Come state? Ieri abbiamo iniziato a parlare di Chirone, prendendo spunto dalla sua congiunzione con Marte in Ariete attiva proprio in questi giorni, alla quale ho dedicato un approfondimento che potete rileggere QUI. Visto che si tratta di un discorso molto interessante, ho poi fatto un approfondimento su Chirone (chi è costui?) che potete trovare a questo LINK. Oggi proseguiamo sulla stessa scia e parliamo un po’ del transito di Chirone in Ariete. Del transito del Centauro, il guaritore ferito, il ponte che riavvicina gli estremi nel Primo segno dello Zodiaco. E’ un transito iniziato qualche anno fa (nel 2018) che ci porteremo avanti ancora per qualche anno, ma in questo periodo è particolarmente importante perché come sapete anche Giove transita in Ariete, amplificandone la portata.

Prima di entrare nel vivo, ci vuole una precisazione importante. Per comprendere fino in fondo il senso di questo post su Chirone in Ariete dobbiamo toglierci dalla mente tutti i pregiudizi e preconcetti che potremmo avere sui vari archetipi zodiacali di cui parlerò. Perché nominando l’Ariete, il Cancro o il Capricorno, in questo post non mi riferisco alle persone nate sotto quei segni. Piuttosto parliamo dei concetti simbolici che ci sono dietro ciascun segno e dell’insegnamento che porta con sé. Quindi cerchiamo di sgomberare il campo da qualunque discorso tipo “io con l’Ariete non vado d’accordo perché mia zia è Ariete e ci litigo sempre” perché altrimenti finiamo completamente fuori strada.

Ogni segno dello Zodiaco infatti nella sua versione più astratta e più “pura” rappresenta un determinato insegnamento, che gioca un ruolo importante nella personalità di ciascuno di noi, a prescindere dal nostro segno zodiacale di nascita. E l’insegnamento dell’Ariete dipende innanzitutto dall’essere il primo segno dello Zodiaco. Perché questa sua posizione all’inizio del cerchio gli conferisce un ruolo specifico, con precisi poteri e responsabilità: quella di dare il Via, di riattivare un ciclo. Proprio come la primavera (che guarda caso inizia proprio con l’Ariete) ha il senso di risvegliare la natura dopo la stasi invernale. Quindi le prime parole-chiave che ne descrivono l’insegnamento sono proprio azione, iniziativa, intraprendenza.

L’archetipo dell’Ariete, per proprio natura, guarda avanti, a ciò che deve ancora venire, senza lasciarsi frenare dal ricordo o dal timore per ciò che è stato. Si lancia nelle cose senza star troppo a pensare alle conseguenze. Perché l’energia degli inizi è così: è una scarica che serve a rimettere in moto qualcosa che è fermo. Se il primo germoglio di primavera stesse lì a chiedersi se è il momento giusto per venire alla luce, l’inverno durerebbe per sempre. Se il bambino avesse già la consapevolezza di una serie di difficoltà che conterà nell’età adulta gli mancherebbe quella spinta ad esplorare il mondo che lo renderà un adulto maturo.

Tutto questo per dire che le qualità espresse dall’archetipo dell’Ariete sono l’assertività, la spinta all’affermazione personale unita ad una certa irruenza che lo spinge ad andare sempre avanti. Per certi versi l’Ariete dice “fai questo, fai quello, purché tu faccia” perché nulla lo opprime tanto quanto la sensazione di essere “fermo”. Esprime l’istinto di sopravvivenza, la “fame” e la “sete” che servono per tenere vivo in ciascuno di noi il bisogno di sostentamento, così come la spinta a “sgomitare” che serve per emergere e non essere sopraffatti. (continua)

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