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IL PERSONAGGIO DELL’ARIETE: BRUNO CORTONA (“IL SORPASSO” 1969)


Lo Zodiaco inizia con il ritorno del Sole in Ariete, che di anno in anno all’equinozio di primavera celebra la ripresa delle attività della natura. E tutte le caratteristiche del segno zodiacale risuonano con questa sua posizione di primo segno dello Zodiaco, chiamato a dare il via ad un nuovo ciclo. L’iniziativa, l’intraprendenza, la natura indomita e impaziente. Essendo il primo, l’Ariete non ha passato e non ha “memoria”. Il ricordo delle passate esperienze, la paura del fallimento o dei pericoli non frenano il suo ardore. Guarda sempre avanti, con lo sguardo di un bambino negli occhi, e si butta a capofitto nelle cose, impaziente di farsi largo verso il nuovo. Certo, quest’indole “spericolata” a volte lo porta a prendere qualche sonora “testata” (dinanzi alla quale l’Ariete risponde con lo stupore di chi non l’avrebbe mai detto) ma allo stesso tempo è quella scarica di energia che serve a riattivare il sistema. Del resto, se il primo germoglio di primavera stesse lì, incerto, a chiedersi se è il momento giusto per spuntare, temendo magari che la capretta lo mangi, l’inverno durerebbe per tutto l’anno. E invece no, ci pensa l’Ariete – l’araldo della primavera – a spezzarne il silenzio. Aprendo la strada, da pioniere qual è, a tutto ciò che verrà dopo.

Cercando un riferimento nella filmografia italiana in grado di esprimere le qualità dell’Ariete, la scelta è caduta immediatamente su Bruno Cortona (Vittorio Gassman), l’indimenticabile protagonista de “Il sorpasso”. In comune con il segno ha senz’altro il carattere vigoroso, esuberante, incurante del pericolo. Energico, irriverente e refrattario alle regole, vive come se non ci fosse un domani. Per non parlare del suo amore per la guida sportiva: se l’Ariete fosse un’automobile, sarebbe sicuramente una spider fiammante. Non solo per lo scatto e la velocità, ma ancor prima perché non sopporta di stare “sotto padrone”, di avere limiti al di fuori del cielo. Gli stessi titoli di testa del film, con Bruno che gira sulla sua Lancia Aurelia cabrio per le vie di una Roma deserta a Ferragosto, tra negozi e saracinesche chiuse – imboccando pure qualche senso vietato – è la perfetta rappresentazione di un Ariete che dà la sveglia alla natura addormentata. Così come lo è la faccia tosta con cui si infila nell’unica casa che dà segni di vita, quella di Roberto Mariani (Jean-Louis Trintignant). Ma alla fine quell’impertinenza gliela perdoni in virtù dei “doni” che porta all’intero zodiaco: l’energia, l’intraprendenza e, ancor prima, il senso del possibile.

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