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IL REGISTA DEL TORO: GABRIELE MUCCINO


Dal fuoco vivo dell’Ariete si passa alla terra saggia del Toro, per raccontare il quale ho scelto Gabriele Muccino. Qui il cambiamento è netto, radicale, ma al di là delle molte differenze, è forte la complementarità tra questi primi due segni dello Zodiaco. Se il fuoco è la fiamma dell’iniziativa, la terra è la materia prima necessaria alla sua realizzazione concreta. E così, il Toro raccoglie dall’Ariete il testimone dell’impulso creativo e si preoccupa di dagli forma. Preoccupandosi anche della “realizzabilità” di certe iniziative. Si può fare? Quanto tempo ci vuole? Quanto costa? Starà in piedi? Sono tutti interrogativi che esprimono la vocazione primaria del Toro: prendere ciò che è astratto e calarlo in una forma concreta. Lottando contro i limiti imposti dalla materia. Come lo scultore, che deve superare col sudore della fronte la resistenza opposta dal marmo per vedere nascere la propria creazione. O come l’ovulo femminile che intercetta lo spermatozoo e, con il tempo e lo sforzo, lo (tras)forma in ciò che dovrà diventare per assumere un’identità autonoma.

Tutti le altre caratteristiche normalmente associate al Toro (il senso pratico, l’attaccamento alla casa, alla famiglia, l’amore per tutto ciò che dà stabilità) non sono altro che riflessi di questa sua aspirazioni primaria: fissare le cose in strutture in grado di durare nel tempo. Tutti temi certamente presenti nei film di Muccino, soprattutto quello di famiglie che ruotano attorno a case che diventano quasi luoghi totemici. Ma ancor prima è l’affanno dei suoi personaggi che fa pensare al Toro. Corrono, sudano, gridano. Ogni loro manifestazione sembra esprimere la fatica della lotta necessaria a superare una “resistenza”, una forza di senso contrario.

Ancora, l’attaccamento, la possessitivà, il desiderio di “fissare” il momento e la sensazione di nostalgia per ciò che scivola nel passato, espresso della vocazione a “trattenere” tipica del Toro. Del resto, lo vediamo anche fuori dal grande schermo, perché il tema della famiglia, dei legami, dell’attaccamento ammantano la sua vita un po’ a tutto tondo. Dai rapporti controversi con il fratello Silvio, che ha “formato” artisticamente e che ha poi visto prendere il largo, fino ad arrivare alle sue tre famiglie elettive, il nome di Muccino è spesso associato alle sue vicende familiari. Per ragioni che sono inviolabilmente private, ma anche per una qualità specifica del Toro: i legami di sangue sono indelebili, come il senso di appartenenza che creano. Come il cordone ombelicale, possono essere recisi, ma di certo non cancellati. 

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