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IL REGISTA DELLA VERGINE: DARIO ARGENTO


E dal Fuoco del Leone passiamo alla Terra della Vergine: dall’esplosione delle messi all’analisi critica del raccolto. Se infatti il Leone è megalomane e accentratore, la Vergine è attenta e meticolosa. Osserva il mondo con gli occhi della logica newtoniana: ad ogni azione corrisponde una determinata reazione, e per tenerle in equilibrio occorre organizzazione. La legge sui brevetti, definire l’invenzione come la “soluzione originale ad un problema pratico”, ed è esattamente ciò che fa la Vergine: si sofferma su ciò che non funziona perché la sua vocazione è aggiustarlo, spesso con trovate spesso innovative. La verità però è che la Vergine è forse il segno più penalizzato dai luoghi comuni dell’astrologia prêt-à-porter. Perché ci si sofferma sempre sulla sua logica ferrea – che ricorda un po’ Furio di Verdone – ma oltre questa apparenza c’è un mondo interiore di grande ricchezza e sensibilità. Solo che la Vergine non lo dà a vedere, forse perché lo considera una forma di fragilità, mentre la sua vocazione è tenere tutto sotto controllo. Per tutte queste considerazioni, ho pensato che il testimonial perfetto per il segno fosse Dario Argento. Innanzitutto per la sua capacità di trovare soluzioni brillanti che, a conti fatti, hanno reinventato il linguaggio del genere. L’attenzione al dettaglio tipica della Vergine, ad esempio, diventa un nuovo modo di inquadrare gli oggetti, soffermandosi ossessivamente sui minimi particolari amplificando l’inquietudine che trasmettono. L’audacia nella sperimentazione che giunge a sfidare la legge di gravità, come nella soggettiva del corvo in “Suspiria”, dove la macchina da presa agganciata ad un cavo d’acciaio cala in picchiata frenando poco prima di toccare il suolo. Ma l’aneddoto forse più emblematico è quello della scena dello sciame di mosche che cala minaccioso sulla villa in “Phenomena”. All’epoca, praticamente irrealizzabile. Ma l’ingegno artigianale della Vergine una soluzione la trova: polvere di caffè disciolta in acqua! Rende perfettamente l’idea di uno sciame di insetti che cala dal cielo: basta riprenderla, sovraimporne le immagini a quelle della villa e… il gioco è fatto. Il tutto senza voler dare troppo nell’occhio. Perché per la Vergine “chi si loda, si imbroda”, e una volta raggiunto un traguardo, si passa al prossimo senza star troppo lì a rimirarlo. E quando una volta, da suo amico, agente e fan sfegatato, mi sono lasciato andare all’entusiasmo per “Profondo rosso”, la risposta del maestro è stata: «beh sì, è venuto abbastanza bene». 

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