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L’ATTORE DELLA VERGINE: VITTORIO GASSMAN


Se il Leone è la cicala dello Zodiaco, la Vergine ricorda invece la formica: metodica, responsabile, misurata. Appartiene alla famiglia dei segni di Terra, come il Toro ed il Capricorno. Ma la sua è una terra diversa: non è la pietra solida e squadrata del mattone, fondamenta dell’edificio. Somiglia più alla “creta”, in grado di modellarsi, livellare asperità, creare raccordi. E, ancor prima, di trovare soluzioni. La sua vocazione infatti è applicare l’ingegno per far funzionare le cose: per perfezionarle, ottimizzarle, organizzarle. Il suo pragmatismo nasce dall’incontro con Mercurio, pianeta del pensiero: insieme, danno vita alla logica. Il suo nome è immediatamente associato all’ordine, concetto che viene però spesso frainteso. Il suo infatti non è l’ordine dei cassetti o dei libri sullo scaffale. Piuttosto, è un ordine “newtoniano”: ad azione corrisponde una determinata reazione. Una cosa però dobbiamo dirla: ogni segno è una sorta di “rielaborazione” del proprio opposto. Nel caso della Vergine, i Pesci, segno dell’immaginazione e del caos creativo. Per questo, sotto la coltre razionale, nasconde un animo più sensibile, capace di lasciarsi rapire dalla bellezza del cosmo, ancor prima che dal suo ordine. Grazie a questo connubio, riesce spesso a conciliare l’estro e la genialità con l’ordine, il metodo, la disciplina. Questo vale senz’altro per un interprete immortale come Vittorio Gassman. Certamente è il suo carisma da grande “mattatore” ad arrivarci di più, dietro al quale però c’è il perfezionismo quasi maniacale della Vergine. C’è quell’amore per una realtà tangibile come il palcoscenico che non l’hai mai distolto dal teatro: sentirlo scricchiolare sotto i piedi. Forse persino “ripararlo”, se occorre. Così come sono tipici della Vergine l’acume, l’autoironia pungente («un attore perfettamente sano è un paradosso») e una certa attenzione alle “regole” dell’arte («quando si arriva alla sintassi, sono guai»). 

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