Astro-Curiosità

L’ATTORE DELL’ACQUARIO: VALERIO MASTANDREA


L’Acquario segna l’ultima apparizione sulla scena dello Zodiaco dell’elemento-Aria, espressione del mondo mentale delle idee e degli ideali. E già da qui cogliamo una prima qualità che lo caratterizza: l’astrazione. La capacità di ragionare per concetti, di cogliere il significato simbolico delle cose oltre la loro manifestazione concreta, così come… una discreta testa tra le nuvole! Ma nell’Acquario, l’Aria si mescola con la natura ribelle e anticonformista di Urano (uno dei suoi governatori) dando vita al “pensiero libero ed inventivo”. Il risultato è una sorta di “Matto” dei Tarocchi, espressione di uno spirito indipendente, geniale e imprevedibile. Capace di abbracciare ciò che gli altri ancora non vedono, fino a diventare – a seconda dei casi – un precursore o un visionario. Ma accanto a questa natura libera e progressista, c’è però una seconda anima dell’Acquario, forse meno visibile all’esterno ma non per questo meno forte e presente. È quel lato più severo ed inquadrato che deriva dal legame con Saturno, l’altro suo governatore. E’ da lì che provengono il rigore e l’autodisciplina, insieme ad una certa insicurezza e paura di non essere “compreso”. Ecco perché nell’Acquario convivono spesso estremi apparentemente inconciliabili: super-socievole, circondato da schiere di amici ma, allo stesso tempo, estremamente geloso dei propri spazi. Pronto ad accogliere le più audaci rivoluzioni, ma inspiegabilmente in crisi di fronte ai piccoli cambiamenti.

Per raccontare questo molto così variopinto, ho scelto Valerio Mastandrea. Del resto, lui stesso afferma: «è vero che sono egocentrico, ma sono anche un timido. La razza peggiore, in costante contraddizione». E poi ancora: «il cinema è un lavoro corale, di squadra, il lavoro collettivo per antonomasia. Anche il gruppista secondo me ha una funzione sociale e artistica in un film». E l’Acquario, si sa, è il segno del “sociale” per antonomasia. Ama sentirsi parte di un gruppo nel quale spesso finisce per assumere, quasi suo malgrado, un ruolo protagonista. 

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