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UNO SGUARDO AL CIELO DI QUEST’ANNO


Allontaniamoci un attimo dal discorso sul Capricorno e sui suoi insegnamenti, e consideriamo un’altro aspetto. Nel corso del 2020, Giove e Saturno formeranno una congiunzione. Sono due pianeti che si incontrano ogni vent’anni, e di per sé il loro appuntamento non rappresenta un evento eccezionale. La congiunzione del 2020, invece, è assolutamente eccezionale. Vediamo perché. Ogni vent’anni questi due pianeti si incontrano in segni dello stesso elemento, per dodici volte. Poi, passano all’elemento successivo. Negli scorsi 240 anni si sono congiunti sempre in segni di terra; nel 2020 si avvicinano l’uno all’altro per poi congiungersi in Acquario (un segno d’Aria) il 21 dicembre 2020. Così facendo, daranno vita ad una nuova sequenza di congiunzioni in segni d’Aria che durerà fino al 2260.

La sequenza in Terra che giunge al termine è inizia appunto 240 anni fa, nel 1782, nel clima della Rivoluzione Francese e dell’Indipendenza americana, e ha portato – nel bene o nel male – alla formazione del concetto dello Stato moderno, con tutte le sue strutture istituzionali. Del resto, la Terra è un elemento fermo, divisibile, organizzabile. Posso metterci in mezzo un bel confine e stabilire chi sta da una parte e chi sta dall’altra. Fin qui, la responsabilità è mia, oltre quel confine diventa tua. Al contrario, l’Aria è un elemento mobile per definizione. L’Aria che espiro io oggi, potresti respirarla tu dall’altra parte del pianeta (o comunque del confine) domani, o tra sei mesi. E’ impossibile dividerla in porzioni, la responsabilità è comune e ciò che faccio io alla mia aria (nel bene o nel male) finisce per influenzare anche te. 

Il passaggio dalla sequenza in Terra (1782-2020) alla sequenza in Aria (2020-2260) segna quindi un più profondo passaggio epocale: quello tra le divisioni nazionali e la necessaria formazione di una coscienza sovranazionale. Tra l’altro, questa sequenza può essere considerata a tutti gli effetti il “Primo capitolo” dell’Età dell’Acquario, dopo un “Prologo” iniziato alla fine degli anni ’60. Qui il discorso si allarga oltre i confini di questo post, ma lo riprenderò in un’altra sede. Per il momento basta dire che l’Acquario è il segno della condivisione e dell’interconnessione, e senz’altro sono proprio questi i temi con quali ci stiamo iniziando a confrontare. Del resto, il mondo che ci si presenta oggi è molto diverso (molto più globale ed interconnesso) del mondo che usciva dalle grandi rivoluzioni di fine ‘700.

Certo, anche noi ci abbiamo messo del nostro. Perché se l’aria circola già di per sé, noi abbiamo contribuito molto alla globalizzazione del pianeta. Già il fatto di poterlo ipoteticamente percorrere per intero con tre tratte aeree di 12 ore ciascuna ci mostra quanto ormai le distanze siano irrisorie. Questo di per sé è un bene, ma richiede un profondo ripensamento di strutture che ormai risultano obsolete. Perché se ho un mondo interconnesso, devo avere necessariamente anche una regolamentazione minima, cui tutti devono sottostare per il solo fatto di abitare il pianeta. Altrimenti accade che una barbarie alimentare commessa in Cina permette di fare il salto di specie ad un virus che pochi giorni dopo mi finisce nel piatto nel Lodigiano.

Da qui, due sono le opzioni. O de-globalizziamo il pianeta, spezziamo le sue interconnessioni, ma questo rappresenterebbe decisamente un salto indietro. Oppure, al contrario, globalizziamo anche le normative (che dovrebbero rispondere al buon senso ancor prima che ad un legislatore) affinché ciò che è vietato in un lato del mondo non sia consentito sul lato opposto. E questo perché come mai prima d’ora i lati opposti del pianeta fanno parte di una stessa circonferenza sulla quale si viaggia sempre più velocemente. Questa seconda ipotesi, naturalmente, è quella evolutiva, quella che guarda ai prossimi 240 delle sequenze in Aria anziché ripiegarsi sui 240 anni appena decorsi delle sequenze in Terra.

Tra l’altro proprio durante la scrittura di questo post è uscita la notizia della decisione della Cina di mettere al bando la carne di animali selvatici (potete leggerla a questo link), e questo mi fa pensare che pian piano ci si possa incamminare verso questa seconda ipotesi. 

Il problema, però, è che l’uomo tende a correggere a posteriori le situazioni che stanno per sfuggirgli di mano. Molto più raramente, invece, ha la saggezza di autoregolarsi in via preventiva. E qui torniamo al significato dell’Anno Onesto che è quello di darci un insegnamento. Io credo e spero che il clima di paura e separazione che stiamo respirando ad un certo punto inizierà ad alleggerirsi. Il suo senso però è spingerci a riflettere  – anche dopo la fine di questo momento critico – sulle possibili conseguenze di uno squilibrio di fondo. Di un mondo così interconnesso che poggia su sostanziali differenze strutturali: normative, sociali, economiche. Da un lato ci spinge ad intervenire come dicevo alla creazione di un pavimento comune di regole che devono invariabilmente riguardare tutti. Dall’altro forse ci spinge anche a rallentare questa corsa alla globalizzazione della quale forse il principale responsabile è proprio il trasporto aereo.

Provate a pensarci: se il Coronavirus fosse esploso 500 anni fa, sarebbe rimasto confinato nella località del primo focolaio. Anzi, chissà quante volte è accaduto senza che la storia ne abbia conservato memoria. Oggi, viaggia super veloce in prima classe. E forse non è un caso che il trasporto aereo (a differenza di tanti altri settori della tecnologia) non abbia compiuto significativi passi avanti negli ultimi decenni. Certo, gli aerei sono più moderni, ci sono i film e pure i videogames. Ma otto ore ci volevano per andare da Roma a New York negli anni ’50, e otto ore ci vogliono anche adesso. Forse perché quel tipo di spostamento sfiora i limiti di un equilibrio sostenibile e ci pensa la tecnica ad impedirci di andare oltre. (continua)

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