Il Cielo del Momento

DEDICATO ALL’ACQUARIO


DEDICATO ALL’ACQUARIO

Fin qui abbiamo parlato degli insegnamenti che il nostro segno zodiacale porta all’intero Zodiaco. Di quei concetti di conoscenza, innovazione, condivisione e – perché no – anche di ribellione normalmente associato all’Archetipo dell’Acquario. Adesso però vediamo come stiamo noi, come arriviamo fin qui e che anno abbiamo avanti. 

Veniamo da anni molto complicati. Soprattutto il 2018, ma anche il 2019 non è stato di certo una passeggiata di salute. Per certi versi sono stati anni “subìti” (con l’accento sulla seconda “ì”, lo preciso perché il senso della parola deve essere molto chiaro). Anni in cui non ci siamo sentiti pienamente padroni delle nostre scelte. O, ancor più probabilmente, non abbiamo potuto scegliere. Cominciamo col dire che per l’Acquario “scegliere” una strada abbandonando tutte le possibili alternative è molto difficile. Perché abbiamo una visione circolare della vita, nella quale c’è idealmente posto per tutto, salvo poi dover fare i conti con giornate di ventiquattro ore. Perché mentre nel “macro” (a livello teorico) siamo in grado di immaginare anche le più audaci rivoluzioni, a livello pratico facciamo fatica persino a buttar via la felpa del liceo. Perché mi ricorda tanti bei momenti, e poi vedi mai dovesse tornare di moda. 

Così, se da un lato la nostra vorace curiosità ci porta ad essere sempre in cerca di nuovi stimoli, affinché cambiare tendiamo ad “accumulare”. E proprio per questo, molti nati del segno arrivano qui “divisi” tra due vite. Tra due lavori, tra due città, tra due case. In certi casi, persino tra due amori. Perché il cielo degli ultimi anni ha reso così difficile fare una scelta di campo netta, e nell’indecisione abbiamo portato avanti contemporaneamente due (o più) strade. Allo stesso modo, l’Acquario ha per propria natura una certa difficoltà a dire “no”, e anche questa è stata aggravata negli scorsi anni. E così, ci siamo ritrovati a dire di “sì” a cose (progetti lavorativi, scelte di vita, relazioni affettive) pur senza averne la piena convinzione. Perché ci sentivamo in colpa a dire no, perché siamo saltati su treni in corsa che non andavano nella direzione desiderata per paura che non ripassassero più. Perché nel nostro sistema di valori c’è posto per tutto: ogni lasciata è persa, e in un clima di generale confusioni meglio prendere tutto. 

Sto ironizzando, ma c’è una grande verità: arriviamo a questo nuovo anno con le vite decisamente ingombre. Con gli armadi straripanti di vecchi abiti, che non abbiamo la forza ed il coraggio di buttar via perché ci sembra di chiudere un capitolo della nostra vita. Con le agende stracolme di impegni, alcuni dei quali decisamente inutili, senza trovare la forza di depennarli un po’ per senso di abitudine, un po’ per senso di colpa. Ma il problema è che in tutta questa sovrabbondanza, molti hanno perso di vista se stessi. In mezzo ai mille impegni, chi di noi sa veramente cosa o chi vuole essere? In altre parole, arriviamo sin qui con un’identità dai confini labili, sfumati, dove il “dovere” si è mangiato il “piacere”. Dove indossiamo un “abito”, una veste che ci siamo lasciati affibbiare per paura di disattendere uno standard, di deludere un’aspettativa, o semplicemente perché non ci siamo sentiti pronti a fare una scelta più radicale che andasse in direzione di noi stessi. (continua)

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