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LO SLITTAMENTO DEI SEGNI ZODIACALI: FACCIAMO CHIAREZZA!


LO SLITTAMENTO DEI SEGNI ZODIACALI: FACCIAMO CHIAREZZA!

Ogni anno torna a galla la stessa notizia: “i segni zodiacali sono cambiati, non sei più Ariete, sei diventato Pesci!”. E naturalmente alla luce di questo – ca va sans dire – l’astrologia perderebbe senso! È un titolo che fa sempre scalpore, ma è una mezza verità sulla quale bisogna fare un po’ di chiarezza. È vero che negli ultimi duemila anni le costellazioni si sono spostate. Questo accade per un fenomeno astronomico reale, chiamato precessione degli equinozi, che lentamente fa arretrare il punto dell’equinozio di primavera rispetto allo sfondo delle stelle. 

Circa 4.000 anni fa, quando l’uomo ha elaborato il sistema astrologico, il 21 marzo a fare da sfondo all’equinozio c’era il grado 0° dell’Ariete, esattamente come nello Zodiaco che conosciamo. Nel corso degli anni, la precessione ha fatto arretrare le costellazioni per cui dall’anno 0 ai giorni nostri c’è stata la costellazione dei Pesci, e da ora in poi inizia a passarci quella dell’Acquario. Questo è un fenomeno che ha un impatto importante sulla definizione delle Ere Astrologiche, che potete approfondire a questo LINK, ma non ha alcun effetto sui segni zodiacali, che restano gli stessi.

Perché caratteristiche dei segni zodiacali, a partire dall’animale o dal simbolo che le definisce, non dipendono dalle costellazioni che fanno loro da sfondo nel cielo, ma dalla loro posizione all’interno del ciclo delle stagioni. È questo il fondamento della cosiddetta “astrologia tropicale” che sta alla base della costruzione dei dodici segni. Mi spiego meglio: l’Ariete è tale perché è il primo segno dopo l’equinozio di primavera. Risuona di quella stessa energia inquieta e prorompente che ha la natura nel momento in cui si risveglia dopo il letargo invernale. 

È questo che lo rende il segno degli inizi, e che lo porta a guardare sempre avanti: se il primo germoglio di primavera stesse lì, tentennante, a chiedersi se è il momento di spuntare, l’inverno eterno come nel sortilegio de La bella e la bestia. E invece no: dà la sveglia alla natura con impeto ed energia. Esattamente ciò che fa l’Ariete zodiacale, insegnando all’intero Zodiaco l’importanza dell’azione, dell’iniziativa, della capacità di aprire nuove strade (rischi connessi) e di smuovere le acque ferme. 

Subito dopo viene il Toro, secondo segno di primavera, quello in cui le condizioni climatiche della stagione si stabilizzano. È il momento della aratura dei campi, della terra che si prepara a ricevere il seme: da qui, la sua natura placida, paziente, attenta alla “preparazione” di un terreno fertile ad accogliere i nostri progetti e al tempo che occorre per realizzarli. Da qui il suo legame con i frutti della terra, con le risorse e con il loro uso oculato, e così via. 

Lo stesso vale per i Gemelli, primo segno d’aria: nascono nasce nei venti di giugno, che spargono il polline e permettono alla vita di diffondersi. E allo stesso modo i Gemelli si muovono, comunicano, scambiano esperienze e informazioni. E così via, segno dopo segno: ciò che conta non è la costellazione sullo sfondo, ma la tappa del ciclo naturale che il Sole attraversa in quel momento dell’anno.

Certo, quattromila anni l’uomo non aveva molto per “misurare” il trascorrere del tempo, e dal momento che all’inizio della primavera l’unico riferimento certo che aveva per dire “siamo a marzo” era un costellazione che vedeva apparire di notte e che gli sembrava un “ariete”, la chiamò Ariete e fissò un punto di riferimento temporale. O forse, ci volle vedere un ariete, animale che risuonava con il temperamento energico e ribelle della natura (e dei nati) in quel periodo. E lo stesso vale naturalmente per tutte le altre costellazioni-segni. 

E il fatto che questi “marcatori celesti” utili all’origine a scandire le dodici tappe del ciclo si siano poi spostati, non cambia minimamente le caratteristiche dei segni e di chi nasce in quei determinati momenti dell’anno. Le costellazioni, in fondo, sono un po’ come i numeri su un quadrante d’orologio: un sistema di riferimento utile, ma non il tempo in sé. I pianeti sono le lancette che si muovono; i numeri servono solo a orientarsi. Se cambiassi i numeri sul quadrante, le sei del mattino resterebbero l’ora dell’alba: non è il numero a determinare il sorgere del Sole, ma il ciclo del giorno e della notte.

Allo stesso modo, cambiare le etichette delle costellazioni non modifica la posizione del Sole nel ciclo delle stagioni. Quindi possiamo stare assolutamente tranquilli: ciascun segno resta tale a livello di caratteristiche astrologiche a prescindere dallo slittamento delle costellazioni, e lo stesso discorso riguarda naturalmente anche la presunta “intromissione” dell’Ofiuco all’interno dello Zodiaco. Figuriamoci: le stelle note del firmamento sono raggruppate in 88 costellazioni, ma solo dodici di esse danno luogo allo Zodiaco perché sono le uniche sulle quali vediamo muoversi i pianeti nel corso dell’anno. 

Danno vita a una fascia zodiacale che ha esattamente lo stesso senso del quadrante dell’orologio, come abbiamo detto. Il fatto che un pezzettino della costellazione dell’Ofiuco (di per sé estranea alla fascia zodiacale) si inserisca tra la costellazione dello Scorpione e quella del Sagittario, non cambia minimamente le caratteristiche dei segni né li fa slittare verso i segni adiacenti. Quindi possiamo stare tranquilli e tenerci il nostro segno zodiacale! L’Ariete non diventa Pesci, la Vergine non diventa Leone e nessuno diventa Ofiuco. 

Ma ancor prima, questa “bufala” ci dà un assist importante perché ci permette di chiarire uno dei malintesi più frequenti dell’astrologia: quello che studia non sono “influenze” di stelle, pianeti e costellazioni sulle nostre vita, ma il tempo. Ci aiuta a misurarlo, a comprendere quando torna su se stesso in una rifrazione di corsi e ricorsi. Ci aiuta a ricollegare il presente al passato, cercando in quest’ultimo le cause di ciò che vediamo oggi, tornando all’origine di un ciclo. 

È una magnifica, complessa e poetica filosofia del tempo. Ciò non la rende meno magica o misteriosa, ma sicuramente più agganciata alla natura: alla nostra e a quella in cui siamo immersi. Torneremo sul punto, perché probabilmente è questa comprensione del tempo, dei suoi segreti e delle sue qualità ciò che, dalla notte dei tempi, spinge l’uomo a guardare al cielo in cerca di risposte. 

Con amore,
xxx
S*

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