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IL RITORNO DI PLUTONE IN MOTO DIRETTO… VERSO LA LUNA PIENA IN TORO!


Ciao a tutti! Come state? Qualche giorno fa (per la precisione mercoledì 11 ottobre) Plutone è tornato diretto dopo cinque mesi e mezzi trascorsi in retromarcia. E benché il suo retrogrado di per sé non sia un evento eccezionale (si verifica ogni anno) quest’anno vale la pena di dedicargli un approfondimento. Vediamo perché. Partiamo dicendo che il moto retrogrado è un fenomeno che si verifica con una certa frequenza, ogni volta che un pianeta viene a trovarsi in opposizione al Sole.

Diciamo pure che il moto retrogrado è un fenomeno ottico, perché il pianeta non ingrana realmente la retromarcia (pensate che macello che sarebbe il sistema solare se lo facesse!), ma dalla prospettiva terrestre sembra che percorra il cerchio zodiacale al contrario. E soprattutto è un “momento” nell’ambito del moto orbitale dei vari pianeti che ha fortissime ripercussioni per l’astrologia. Perché durante il retrogrado, è come se il pianeta invertisse la propria funzione, rivolgendola all’interno anziché all’esterno. 

Segna quindi un momento di forte introspezione, qualsiasi sia il pianeta coinvolto, che potremmo descrivere aggiungendo il prefisso “ri-” a tantissimi verbi legati alla riflessione: ri-pensare, ri-considerare, ri-vedere, ri-valutare, e così via. E anche il moto retrogrado di Plutone dei mesi passati, invertendo la funzione tipica del pianeta, ci ha portati a riconsiderare tante cose. Ne parliamo adesso perché il moto retrogrado è un po’ come la “rincorsa” che prendiamo prima di spiccare un balzo, che avviene quando il pianeta torna diretto. 

E quindi tante scelte, decisioni e azioni che prenderemo da qui a fine anno, talvolta in maniera apparentemente inattesa (almeno agli occhi degli altri) con il ritorno di Plutone diretto, ma le loro radici affondano nelle riflessioni dei mesi passati (con Plutone retrogrado). Ma prima di andare avanti, dovremmo chiederci “chi è Plutone, e cosa fa?”, domanda alla quale non è facile rispondere, almeno quanto lo è rispondere alla domanda “cos’è l’inconscio? Cos’è il nostro lato ombra?”. 

Cominciamo col dire che è il pianeta più lontano dal Sole, almeno nell’ambito del sistema solare attualmente conosciuto. E se considerate che il Sole è il centro dell’identità cosciente, Plutone che sta agli antipodi è il pianeta dell’inconscio, è il lato-ombra. È quel magma di desideri, pulsioni, paure e istinti che scorre al di sotto della soglia della nostra identità cosciente, ma che si riflette comunque in molti nostri comportamenti. Creando spinte vitali, desideri, bramosie, ma anche paure, freni, condizionamenti. 

È un carburante infallibile, proprio come la benzina per una macchina perché senza questa componente il nostro motore sarebbe “spento”. Ma proprio come la benzina, ha un’energia dirompente che va imbrigliata nel modo giusto, perché se ci lancio dentro un fiammifero salta tutto per aria. E quindi l’energia di Plutone va raffinata, inserita in un motore che la traduca in movimento, guidata con uno sterzo che le dia la direzione desiderata. 

E prima ancora va conosciuta, e da questo punto di vista potremmo dire che Plutone rappresenta ciò che può renderci forti ma che (ancora) non conosciamo bene di noi stessi. Del resto se ci pensate, nel panorama della mitologia è Ade, dio del sottosuolo, di una dimensione buia che sta al di sotto di quella di cui siamo pienamente coscienti. Allo stesso tempo però Pluto è anche il dio della ricchezza (pensate a “plutocrazia”) per cui potremmo dire che è un dispensatore di ricchezze nascoste dentro di noi. 

Ecco allora che il retrogrado di Plutone è una pausa sacra di riflessione che ci spinge a guardarci dentro. È questo che ha fatto nei mesi scorsi: ci ha spinti a scendere in cantina, dove ci sono cose dimenticate dalla notte dei tempi, cose che non pensavamo neanche di avere, e a fare un po’ di luce là sotto. Pensate all’immagine di una cantina in quelle villette all’americana: un ambiente buio rischiarato dalla luce che proviene dal pianterreno nel momento in cui apriamo quella botola. Molto spesso scendere in quelle profondità è l’unico modo per fare luce. (continua)

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